Gli studenti universitari con disturbi alimentari rischiano svariate conseguenze negative: tra queste rientrano anche gli effetti sul rendimento scolastico?
Relazioni tra disturbi di personalità e disturbi alimentari in uno studio prospettico di follow-up di 17 anni
Una recente revisione sistematica ha rivelato esiti più sfavorevoli per i disturbi alimentari quando in comorbidità con un disturbo di personalità
Diabete e Disturbi Alimentari: una ricerca sulla “Diabulimia”
La Diabulimia è un Disturbo Alimentare caratterizzato dalla deliberata restrizione dell’insulina, con il fine di provocare una perdita di peso
I disturbi dell’alimentazione, l’ansia, l’autostima e il perfezionismo nello sport
Le atlete sono più a rischio d’insorgenza di disturbi alimentari per la pressione ambientale ma il rischio rimane anche nella popolazione femminile generale
I contenuti fitspirational di Instagram e il rapporto con il proprio corpo
L’esposizione a contenuti di fitspiration impatta negativamente sulla soddisfazione per la forma fisica, l’umore e i sintomi legati ai disturbi alimentari
Le differenze nella regolazione emotiva nei pazienti con disturbi alimentari
Negli adolescenti con disturbi alimentari sono state osservate maggiori difficoltà nella gestione delle emozioni, rispetto ad adolescenti sani
I disturbi alimentari negli atleti di genere maschile
Esiste una serie di fattori che può influire sul rischio di sviluppo di disturbi alimentari nella popolazione maschile, che si accentuano tra gli atleti
C’è una connessione tra i disturbi alimentari e i disturbi del sonno?
I disturbi del sonno risultano presenti in diversi disturbi alimentari, rendendo necessari l’approfondimento e l’analisi della qualità del sonno
Caratteristiche psicopatologiche e tratti di personalità nell’ortoressia nervosa
In un recente studio sono stati analizzati gli aspetti psicopatologici e personologici che potrebbero essere correlati all’ortoressia nervosa.
Dieta vegetariana e disturbi alimentari: un modo per controllare il peso?
La dieta vegetariana in persone con disturbi alimentari potrebbe essere usata come un modo socialmente accettabile per legittimare l’evitamento del cibo